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l’articolo su “Il Mattino” del 22 Settembre 2022 in relazione alla morte di Angela Russo, vittima di due falsi medici.

 

MIRABELLA ECLANO. «Voglio giustizia per Angela», Maria Russo ha fortemente spinto perché si approfondisse l’inchiesta sulla morte della sorella Angela. La donna era deceduta a 53 anni a Mirabella Eclano nella primavera del 2021 per un mix di cure pseudonaturali, trasfusioni di sangue e flebo di sangue mixato con ossigeno puro. Alla donna era stato fatto credere che aveva una predisposizione al tumore. I fratelli ottennero dalla procura la riesumazione della salma e un approfondimento sulle cause del decesso.

Per la famiglia assistita dall’avvocato Cincia Capone, incarico al medico legale Oto Macchione; i periti del magistrato erano Carmen Sementa e Ciro Di Nunzio. E i periti hanno confermato la morte per embolia e arresto cardiaco. L’inchiesta si è conclusa ieri con due misure cautelari per Angelo Graziano, 31 anni, accusato di lesioni, truffa aggravata e omicidio preterintenzionale. Per il fratello Fabio, di 41 anni, il magistrato ha disposto l’obbligo di dimora ipotizzando per lui il reato di lesioni aggravate. Il finto medico è stato arrestato dal luogotenente della compagnia di Mirabella Eclano Ivan Molinaro, il fratello è irreperibile, forse è in Svizzera. A finire nell’inchiesta della procura di Benevento i due fratelli domiciliati a San Giorgio del Sannio e residenti a Montefusco che già lo scorso anno ricevettero una perquisizione nel loro studio. I Nas trovarono medicinali che furono posti sotto sequestro. Erano probabilmente gli stessi farmaci utilizzati per le loro terapie, quasi tutte domiciliari svolte nella Valle del Sabato. Una di queste, eseguita con notevole disinvoltura, era una procedura che prevedeva il prelievo di 200 milligrammi di sangue poi mescolati con ossigeno puro e iniettato nuovamente. È la procedura che potrebbe aver causato al morte della donna di Mirabella Eclano. I due fratelli si facevano passare per medici, in realtà erano in possesso rispettivamente di un attestato di abilitazione all’esercizio dell’arte ausiliaria delle professioni sanitarie di massaggiatore e di capo bagnino degli stabilimenti idroterapici. Nel tempo avevano acquisito una certa fama e nel loro studio c’era la fila. Era arrivato anche un paziente dagli Stati Uniti. Immaginava di potersi curare un tumore. Successivamente morie su quell’episodio fu aperta un’in chiesta.

Le pratiche sulla donna di Mirabella comprendevano autotrasfusioni artigianali e con miscele di sostanze non meglio specificate, dannose per la salute, secondo la procura. Gli indagati (provvedimenti richiesti dal sostituto Assunta Tillo e firmati dal gip Maria Di Carlo della procura di Benevento) sono sottoposti ora a misure cautelari personali. Come avvenne agli inizi del 2021, quando ci fu il sequestro del loro ambulatorio abusivo: non erano in possesso delle abilitazioni per l’esercizio della professione sanitaria, necessarie per la somministrazione di alcuni farmaci nella loro disponibilità.
«Risultavano in possesso – era spiegato nell’ordinanza – di un attestato di abilitazione all’esercizio dell’arte ausiliaria delle professioni sanitarie di massaggiatore e di capo bagnino degli stabilimenti idroterapici».
«Shakeravano» con l’ossigeno il sangue prelevato dal paziente e poi lo iniettavano nuovamente, sotto gli occhi della madre di Angela, la signora Emilia e dei figli Alessia e Andrea di 20 e 24 anni. «Erano tutti sotto choc», dice Maria Russo. Approfittando dello stato di vulnerabilità dei loro numerosi pazienti – spiegano in procura a Benevento-, intimoriti da patologie immaginarie che i due diagnosticavano. I fratelli Graziano esercitavano abusivamente l’attività sanitaria, in assenza di qualsivoglia titolo abilitante. Una forma di lavaggio del sangue, che avveniva a casa dell’ammalato. I finti medici non si limitavano a prescrivere medicinali e rimedi naturali ma praticavano anche trattamenti pseudosanitari e pseudoterapeutici. Lo conferma la sorella della vittima: «Avevano fatto credere ad Angela che avesse una predisposizione ad un tumore». Il tutto ovviamente secondo la procura «per garantirsi vantaggi economici», Bonifici da 600 euro e soldi liquidi. Ma al termine del ciclo di terapie una delle pazienti è morta. «Erano ammaliati in casa di mia madre – dice Maria – con i mie fratelli siamo riusciti a smascherare la truffa».

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